Cantine siate pop!

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CANTINE SIATE POP!
Intervista ad Adua Villa – la sommelier più social d’Italia

Come può evolvere la comunicazione del vino e come possono essere più efficaci aziende vitivinicole sui social network? Ce lo racconta in una intervista inedita Adua Villa, che dopo TV, radio e libri, è oggi considerata “la sommelier più social d’Italia”.

1. Negli ultimi anni la TV e i social network sono diventati il regno del food e dei “foodie”. Pensi che anche il vino possa fare il grande salto ed essere coinvolto in questa tendenza?
Tra cibo e vino c’è una grande differenza. Non solo perché il primo risponde a un bisogno primario, ma anche perché è per natura più mediatico. In TV e sui social il cibo è di grande impatto perché può essere raccontato dall’ingrediente alla sua trasformazione in piatto, mentre il vino da solo risulterebbe noioso. E’ difficile emozionare raccontando soltanto da dove arriva e facendo vedere qualcuno che stappa una bottiglia. Il successo della rubrica che per dieci anni ho tenuto alla Prova del Cuoco è proprio dovuto al fatto di presentare il vino nel suo posto naturale, in accostamento al cibo. La comunicazione del vino deve e può evolversi, tornando a rivolgersi a tutti, in modo semplice. Il racconto deve andare al di là del bicchiere, trasmettere emozioni, e riportare il vino ad essere considerato un piacere quotidiano.

2. Ilaria Barbotti nel suo libro “Instagram Marketing” ti definisce la sommelier più social d’Italia. Cosa significa per te?
Nonostante il mio approccio ai social sia stato un po’ ritardato, ora non ne posso più fare a meno. Il fatto di essere, poi, considerata “digital influencer” stupì anche a me all’inizio. Il primo anno che fui invitata al Blog Fest di Rimini avevo pochi follower. Chiesi loro se erano sicuri di invitare me. Mi risposero “Certo! Il tuo seguito non ci interessa a livello numerico, tu sei seguita soprattutto da gente comune che è al di fuori da questo settore ma è curiosa. Questo per noi conta: tu parli a tutti.“.

3. Quali sono i tuoi social network preferiti?
Sicuramente Instagram che mi permette con estrema immediatezza di condividere le immagini dei miei viaggi (dal vigneto con il muretto a secco di Ischia al colore di un Sorbara) e rappresenta la summa delle mie due passioni: il vino raccontato con emozione e la fotografia. Su Instagram pubblico la mia foto quotidiana, mentre Twitter lo uso soprattutto per raccontare in modalità “live” eventi o tour a cui partecipo. Facebook è il canale più globale che uso come vetrina degli articoli che scrivo e dove coltivo un dialogo diretto con le persone, che ogni giorno mi scrivono per chiedermi consigli: dal vino da scegliere al primo appuntamento alle mie opinioni sulla “cantina x”.

4. Su Instagram, cosa vuoi comunicare con il tuo account @globetrottergourmet e l’hashtag #vinopop?
@globetrottergourmet racchiude in sé l’insieme della mia esperienza di viaggio alla scoperta del vino e delle emozioni che esso trasmette. #Vinopop rappresenta quello che c’è dietro al mio libro “Vino Rosso Tacco 12” che ho lanciato per riportare il vino a un momento quotidiano, per tutti, e da condividere con tutti sui social. Veronelli è stato il primo a introdurre il linguaggio pop nel mondo del vino, a parlare alle massaie con Ave Ninchi in “A Tavola, alle 7”, il primo programma RAI che introdusse la cucina in TV. E’ stata la “Prova del Cuoco” successivamente a proseguire questa narrazione, raccontando il vino in abbinamento al cibo. Fuori dalla TV, i successori di Veronelli non hanno continuato il suo percorso e hanno trasformato il vino in un prodotto d’élite, lontano dalla massa. Per questo il vino nella mente delle persone non ha acquisito la stessa immediatezza della birra, che con lo slogan anni ’80 “Birra e sai cosa bevi” è diventata nella mente di tutti sinonimo di relax. Nel mondo del vino, dovremmo tornare al bicchiere quotidiano a tavola e considerarlo, come fanno all’estero, un ingrediente insostituibile della dieta mediterranea. Il vino deve essere un momento di pura piacevolezza, non un argomento difficile e per pochi, ognuno dovrebbe sentirsi libero di dire “mi piace o non mi piace”.

5. Nel tuo ultimo libro “Vino rosso tacco 12” racconti la storia di una wine taster alla ricerca dell’uomo ideale che paragoni al vino giusto. Donne, vino e social cosa hanno in comune?
Nel mio romanzo il vino è la scusa per parlare di un’emozione e l’emozione una scusa per tornare a quel che c’è dietro un calice. E chi meglio delle donne può parlare di emozioni? Le donne possono davvero rivoluzionare la comunicazione del vino. Gli uomini anche nel vino sono fanatici nel descrivere il vino in numeri, rimangono molto tecnici e usano poco la sfera emotiva per raccontarlo. Le donne sanno narrarlo nelle diverse sfaccettature e attraverso storie. E’ anche per questo che ho scelto di scrivere di vino su riviste di lifestyle lette dalle donne e dal grande pubblico, come “F”, “Diva & Donna”, “Natural Style” e la free press “La Freccia” di Trenitalia, piuttosto che su riviste specializzate, lette (ahimè), per la maggior parte dagli stessi giornalisti e dai produttori di vino.

6. Cosa consigli quindi a chi il vino lo produce, cosa e come devono comunicare le cantine sui social?
Bisogna imparare dai grandi brand: la scarpa per Nike non è un prodotto ma il mezzo per parlare di emozioni. Bisogna parlare in maniera semplice. Le cantine devono fare assaggiare anche grandi vini al bicchiere per avvicinare i giovani. Ed in primis, essere social: essere attivi sui maggiori canali, in particolare Instagram, per dialogare con immediatezza e in maniera diretta al pubblico finale; organizzare tasting come tavole sociali e “tweet tasting”. E per comunicare sui social con efficacia, devono partire da quello che succede fuori dal bicchiere: dalla vigna, da un’emozione e da una prospettiva del tutto personale. Tra i casi più singolari che seguo e seguivo due esempi esteri che trovo particolarmente interessanti ci sono: un vignaiolo che su Instagram catalogava tutti i nidi trovati nei vigneti e un altro che pubblicava le scarpe di tutti visitatori della sua cantina.

E per concludere non ci rimane che ringraziare la sommelier più social d’Italia, ricordandoci che, come dice lei:

“Il Vino deve tornare a essere per tutti, è più facile di quanto la fai, goditela!
Apri le bottiglie, non averne timore.”

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