POV YOUNG VALPO

4 min lettura

I giovani produttori della Valpolicella

Tasted by Adua Villa.

Sono entusiasti, sono simpatici, sono curiosi, sono diversissimi tra loro: SONO I GIOVANI DELLA VALPOLICELLA.

Dai ruoli che ricoprono in azienda all’età – max 36 year’s old anche se il max sarebbe 35 anni (mi dicono un po’ sottovoce) – dalla formazione alle loro passioni, dalle loro visioni alle esperienze personali.

Basta dare uno sguardo ai loro profili Instagram per vedere quanto siano diversi tra loro, diverse fedi calcistiche, passione per il tiro con l’arco o per il rugby, le foto con il gatto e i pranzi della nonna, la propria ricetta del ciambellone e tanti viaggi sempre sullo sfondo, uniti in questo progetto che accende i loro sguardi di una luce vivida e lucente.

Oggi voglio condividere con voi l’incontro con i Giovani della Valpolicella.

Ho avuto il piacere di partecipare alla loro prima uscita ufficiale organizzata a corollario di una giornata unica:

Venerdì 21 Ottobre è stato dato il via alla fase 2 della candidatura della Call to Action per il riconoscimento del metodo dell’Appassimento come “Patrimonio Unesco”. Bellissimo è stato per me vedere come l’intero territorio della denominazione veronese fosse presente per fare squadra, rilanciare e testimoniare il supporto della comunità al riconoscimento della pratica enologica come “Patrimonio Culturale Immateriale” presentato durante lo scorso Vinitaly.

In rappresentanza dei Giovani della Valpolicella Pietro Sartori era fra i relatori della giornata.

Lui ha contribuito durante la Conferenza Stampa svoltasi a “La Collina dei Ciliegi”, con un approfondimento sul significato sociale e il valore culturale dell’appassimento delle Uve della Valpolicella.

Al mattino ho incontrato Pietro in compagnia di altri giovani produttori, loro mi hanno spiegato il bellissimo progetto che parte circa un anno fa dalla volontà del Consorzio della Valpolicella.

Si fanno subito seri appena abbiamo iniziato a parlare di loro. La prima affermazione è stata:

“Il futuro di questo territorio siamo noi e siamo chiamati ad occuparcene”.

WOW! io alla loro età ero indecisa su cosa avrei fatto da grande… sono stata indecisa per oltre 15 anni se i peperoni potevano piacermi o meno… ho iniziato tardi ad avere una vera e propria presa di coscienza su temi come lavoro, politica, relazioni. Vivevo molto di passioni. Questo insieme ad una rigida educazione mi ha aiutata ad amare ciò che faccio e a non volerlo cambiare. Per questo quando sento certe parole dette con coscienza e guardandomi dritta negli occhi – come hanno fatto Noemi Pizzighella e Davide Manara, in rappresentanza del gruppo – mi taccio e ascolto rapita.

A me piace tantissimo il termine collettività, che implica lo stare insieme per il bene di… ed è quello che rappresentano i Giovani della Valpolicella: il Collettivo Giovani. In primis aiutarsi, in molti modi con aiuti pratici, per esempio quando qualcuno di loro non è presente alle fiere prendersi in carico anche il vino del produttore assente e parlarne ad un potenziale cliente, aiutarsi con i viaggi all’estero – partire insieme e abbattere i costi – poter condividere distributori e importatori nei diversi mercati… insomma esserci per i propri vicini.

Essere Giovani della Valpolicella vuol dire essere continuamente connessi, creare rete. A sentir loro c’è posto per tutti perché dove c’è coesione c’è credibilità e i loro diversi POV ti fanno scoprire un unico territorio ricco di mille sfaccettature.

Alla domanda “cosa vi piacerebbe cambiasse” hanno risposto con decisione: “avere meno gradi di separazione, poter essere più diretti”. Hanno un gruppo WhatsApp, sono circa 50, dove si scrivono giornalmente riguardo diversi argomenti. Un canale diretto e democratico. Certo quando ho detto loro: “non vi fa paura assentarvi dalle chat per qualche ora e trovare circa 200 messaggi? Perché con 50 persone è quello che succede” si sono scambiati uno sguardo sorridendo. Prontamente Davide Manara amministratore del gruppo –  che è nel CDA di Feder Doc – mi dice che lui cerca di riassumere gli scambi e gli argomenti salienti e manda un pdf in chat.

Non so voi, ma più Manara per tutti!!!

Tutti loro sono dentro le loro aziende in qualità di enologo, agronomo, marketing, contabilità, accoglienza… insomma hanno il loro bel da fare. Nonostante questo hanno accettato questa sfida che sottrae loro tempo, ma soprattutto questa opportunità lanciata dal Consorzio perché sanno che portare avanti il territorio è la chiave di volta per un progetto di successo.

Uno degli obiettivi dei Giovani della Valpolicella è essere riconosciuti ufficialmente dal Consorzio così da avere un ruolo istituzionale e quindi creare qualcosa di realmente rivoluzionario nel mondo del vino italiano.

In questa prima giornata ufficiale si sono presentati con un vino che rappresenta la tradizione di questo territorio: il Recioto.

Il Recioto è il vino della Valpo. Si producono poche bottiglie, è un prodotto non semplice da presentare fuori regione – io direi fuori provincia – eppure appena lo si assaggia diventa “un mai più senza”. Oltre Oceano dallo stato dell’Indiana a quello di Washington, dalla Svezia alla Polonia lo amano tantissimo.

E io già in questa scelta ci ho visto la prima sfida:

perché negli anni il gusto di questo vino non è cambiato tanto, ma soprattutto non ha mai subito le mode.

E’ cosi che un gruppo di giovani produttori della Valpolicella si riunisce sotto il cappello del Consorzio e mi dice:

“Questo è il nostro territorio, questi siamo no. Lavoriamo con nuovi mezzi, nuova energia e impieghiamo quotidianamente tutta la nostra forza a servizio del territorio della Valpolicella.

Le mode? Le tendenze? Le accogliamo come tutti.

Il vino? Può solo migliorare perché parla la lingua dei nostri nonni e siamo felici di tradurla per voi”.

Che ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

No Comments Yet.